Scorri per
leggere il Rawlog
Il buio della sera, il prato con le pile, le recinzioni divelte.
Il muro scrostato con le scritte sataniche, l’aria surreale e una costante sensazione “Shining” a ogni angolo,
Le storie di morti improvvise, la leggenda del pianoforte, le scale che reggevano solo se le salivi lungo il muro. L’interpiano tra il secondo e il terzo nascosto sotto il tetto per passare da un’ala al”altra.
Aria pesante e ansia in ogni stanza, i muscoli delle gambe sempre tesi, i rumori improvvisi e le urla di spavento di chi c’era con te. I fasci di luce delle pile che ne illuminavano i volti preoccupati.
Una volta usciti, le due ore sembravano essere durate una notte intera, una notte bevuta tutta d’un fiato quasi che il tempo si fosse deformato.
E tu sul prato, mani sulle ginocchia mentre fissavi la casa nel buio, che ti chiedevi chi te l’aveva fatto fare. Ma tornavi a casa con un’avventura in tasca che nemmeno i Goonies avevano nell’albo.
Già trent’anni fa sembrava dovesse crollare da un momento all’altro, e invece è ancora li, come nelle foto, più forte della natura che l’ha avvolta: giusto settimana scorsa passandoci davanti (di giorno) con mio figlio, mi sono fermato per fargliela vedere dalla strada.
«Ci avviciniamo per vederla meglio?», gli chiedo.
«No, mi fa paura già da qui».
Sorrido. È la prova che quella magione ha mantenuto negli anni tutto il fascino sinistro, cupo e magnificamente elegante, che ha sempre avuto.
E, ovviamente, da adulto mi rendo conto davvero dei rischi che abbiamo corso nella nostra beata ignoranza della statica degli edifici abbandonati….
Ma dato che è andata sempre bene ci sorrido sopra, riflettendo sul fatto che in fondo quella villa, bollata da tutti come maledetta, non ha mai permesso che succedesse qualcosa a chi passava il tempo con lei. Non a te, non ai tuoi amici, a nessuno di cui hai sentito.
Nonostante la probabilità di cedimento di qualunque cosa al suo interno, dal gradino di una scala all’intonaco dei soffitti, era praticamente una soglia di certezza.
Piccole storie, fotografie di momenti,situazioni quotidiane che hanno colpito, fatto ragionare, o anche solo scavato nel profondo degli autori RAWLINE.
Scorri per
leggere il Rawlog
Il buio della sera, il prato con le pile, le recinzioni divelte.
Il muro scrostato con le scritte sataniche, l’aria surreale e una costante sensazione “Shining” a ogni angolo,
Le storie di morti improvvise, la leggenda del pianoforte, le scale che reggevano solo se le salivi lungo il muro. L’interpiano tra il secondo e il terzo nascosto sotto il tetto per passare da un’ala al”altra.
Aria pesante e ansia in ogni stanza, i muscoli delle gambe sempre tesi, i rumori improvvisi e le urla di spavento di chi c’era con te. I fasci di luce delle pile che ne illuminavano i volti preoccupati.
Una volta usciti, le due ore sembravano essere durate una notte intera, una notte bevuta tutta d’un fiato quasi che il tempo si fosse deformato.
E tu sul prato, mani sulle ginocchia mentre fissavi la casa nel buio, che ti chiedevi chi te l’aveva fatto fare. Ma tornavi a casa con un’avventura in tasca che nemmeno i Goonies avevano nell’albo.
Già trent’anni fa sembrava dovesse crollare da un momento all’altro, e invece è ancora li, come nelle foto, più forte della natura che l’ha avvolta: giusto settimana scorsa passandoci davanti (di giorno) con mio figlio, mi sono fermato per fargliela vedere dalla strada.
«Ci avviciniamo per vederla meglio?», gli chiedo.
«No, mi fa paura già da qui».
Sorrido. È la prova che quella magione ha mantenuto negli anni tutto il fascino sinistro, cupo e magnificamente elegante, che ha sempre avuto.
E, ovviamente, da adulto mi rendo conto davvero dei rischi che abbiamo corso nella nostra beata ignoranza della statica degli edifici abbandonati….