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«Ok. Diciamo anche che la situazione delineata nel libro sull’apparato fiscale non sia proprio così campata per aria. Ma dove sono le parti in cui si chiede – con slogan e striscione – maggiore collaborazione allo Stato? Che pubblicazione è un libro che non fa proposte? Dove sono le richieste di riforma, gli inviti a scendere in piazza, il piano strategico da mettere in campo? In che punto del testo si trova, di preciso, l’uomo col megafono che fa la sua proposta di soluzione?»
Non perdete tempo. Non cercate, non c’è nulla di tutto questo.
Non era, e non è, nelle mie intenzioni proporre delle soluzioni. Io dico solo che manca il libretto di istruzioni del frigorifero, il bugiardino della medicina. Ci penserà chi dovrebbe occuparsene per mestiere, a interessarsi di realizzarlo. La “casa madre”.
Lascio fare, me ne rimango nel mio piccolo da Cittadino Medio. Detto e ridetto molte volte, ma non mi stanco di scriverlo nuovamente, per le teste più dure: questo libro non è, e non vuole essere, un programma politico, né un indottrinamento ideologico. Nemmeno un manifesto.
È, piuttosto, una crepa logica. Quella che per anni non sono riuscito a individuare, vedere, decifrare, e che solo un passo alla volta – cercando di non abbandonare razionalità e oggettività, e tenendo a bada per quanto possibile l’emotività – sono riuscito a ricostruire al microscopio, con precisione chirurgica, grazie alle lenti infrarosse speciali.
Un po’ come quando si usano scanner termografici sui resti degli insediamenti romani per individuare le crepe interne nelle strutture che sembrano granitiche ma che, si percepisce anche a occhio, possono in realtà essere sull’orlo del crollo. To’, una similitudine.
«Romani, Roma, come dice la parola. Ci potevo pure arrivà da solo, ma volevo vedere se lo sapevate.»
Citazione per pochi e che rende bene il sentimento della situazione.
E poi no: non c’è una proposta confezionata, perché il libro non vuole esserlo, non può esserlo. Una proposta avrebbe lo scopo di chiudere una situazione lasciata aperta, ma nel problema trattato non è possibile chiudere nulla. Al contrario, come scritto in precedenza, è perfettamente possibile spalancare un’apertura.
Dilatare l’incrinatura nel muro della diga del bacino fiscale. La pressione farà il resto.
Disserrare (parola erudita, consultare il Zanichelli, grazie) un varco nella nebbia della burocrazia. Il vento dissolverà la foschia rimanente.
Manifestare domande, lasciandole dove devono stare: nella mente di chi legge, incise sulla pietra, in attesa che chiunque – con il proprio punto di vista – possa costruirsi in autonomia le proprie risposte. Ogni lettore farà il resto a seconda della propria percezione.
Socraticamente, si vuole solo far pensare. Solo condividere ragionamenti su un mondo che, visto senza filtri polarizzati, si rivela per quello che è: assurdamente distorto, a causa dell’ingannevole vuoto nel quale agisce, sempre e comunque, una gravità che distorce i raggi di luce, per colpa di un “niente”, di un’inezia, un fenomeno anomalo talmente piccolo e monodimensionale che non richiede lenti da esperto per essere osservato.
Anzi: basta toglierseli, quegli occhiali a mezzaluna, per vedere il nocciolo del sistema chiaro, limpido e trasparente.
Nati per ampliare i contenuti dei libri RAWLINE. Capitoli extra, considerazioni, materiale da scaricare, da visionare. A supporto del testo o come aggiunta allo stesso.
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«Ok. Diciamo anche che la situazione delineata nel libro sull’apparato fiscale non sia proprio così campata per aria. Ma dove sono le parti in cui si chiede – con slogan e striscione – maggiore collaborazione allo Stato? Che pubblicazione è un libro che non fa proposte? Dove sono le richieste di riforma, gli inviti a scendere in piazza, il piano strategico da mettere in campo? In che punto del testo si trova, di preciso, l’uomo col megafono che fa la sua proposta di soluzione?»
Non perdete tempo. Non cercate, non c’è nulla di tutto questo.
Non era, e non è, nelle mie intenzioni proporre delle soluzioni. Io dico solo che manca il libretto di istruzioni del frigorifero, il bugiardino della medicina. Ci penserà chi dovrebbe occuparsene per mestiere, a interessarsi di realizzarlo. La “casa madre”.
Lascio fare, me ne rimango nel mio piccolo da Cittadino Medio. Detto e ridetto molte volte, ma non mi stanco di scriverlo nuovamente, per le teste più dure: questo libro non è, e non vuole essere, un programma politico, né un indottrinamento ideologico. Nemmeno un manifesto.
È, piuttosto, una crepa logica. Quella che per anni non sono riuscito a individuare, vedere, decifrare, e che solo un passo alla volta – cercando di non abbandonare razionalità e oggettività, e tenendo a bada per quanto possibile l’emotività – sono riuscito a ricostruire al microscopio, con precisione chirurgica, grazie alle lenti infrarosse speciali.
Un po’ come quando si usano scanner termografici sui resti degli insediamenti romani per individuare le crepe interne nelle strutture che sembrano granitiche ma che, si percepisce anche a occhio, possono in realtà essere sull’orlo del crollo. To’, una similitudine.
«Romani, Roma, come dice la parola. Ci potevo pure arrivà da solo, ma volevo vedere se lo sapevate.»
Citazione per pochi e che rende bene il sentimento della situazione.
E poi no: non c’è una proposta confezionata, perché il libro non vuole esserlo, non può esserlo. Una proposta avrebbe lo scopo di chiudere una situazione lasciata aperta, ma nel problema trattato non è possibile chiudere nulla. Al contrario, come scritto in precedenza, è perfettamente possibile spalancare un’apertura.
Dilatare l’incrinatura nel muro della diga del bacino fiscale. La pressione farà il resto.
Disserrare (parola erudita, consultare il Zanichelli, grazie) un varco nella nebbia della burocrazia. Il vento dissolverà la foschia rimanente.
Manifestare domande, lasciandole dove devono stare: nella mente di chi legge, incise sulla pietra, in attesa che chiunque – con il proprio punto di vista – possa costruirsi in autonomia le proprie risposte. Ogni lettore farà il resto a seconda della propria percezione.
Socraticamente, si vuole solo far pensare. Solo condividere ragionamenti su un mondo che, visto senza filtri polarizzati, si rivela per quello che è: assurdamente distorto, a causa dell’ingannevole vuoto nel quale agisce, sempre e comunque, una gravità che distorce i raggi di luce, per colpa di un “niente”, di un’inezia, un fenomeno anomalo talmente piccolo e monodimensionale che non richiede lenti da esperto per essere osservato.
Anzi: basta toglierseli, quegli occhiali a mezzaluna, per vedere il nocciolo del sistema chiaro, limpido e trasparente.

