Vladimiro M. Sansone
Muoia Sansone con tutti i filistei
La catarsi della malora del sistema fiscale italiano.
€ 32,90
€ 9,90
Genere: Economia, Fiscalità.
Collana: BLACKDRAFT.
Formato: Brossura copertina morbida, ePub.
Pagine: 772 (versione cartacea).
Interni: Bianco e nero.
Uscita: Agosto 2025.
ISBN versione cartacea 979-12-210-9144-1
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Vexata quaestio.
È un’espressione latina per indicare un problema dibattuto da anni senza soluzione, all’ombra della quale riposa la complessità del sistema tributario italiano, i cui effetti dannosi sono aumentati esponenzialmente dall’intreccio con il sistema bancario.
Questo libro apre una crepa logica nel muro del paradosso fiscale, del malessere che si prova capendo che il problema è sistemico,
il danno sistematico, in un apparato che nega e distorce a tutti i livelli le condizioni per fare ciò che devi pagare i tributi, le imposte e le tasse senza sbagliare.
Non è un manuale tecnico.
Non è un manifesto politico, né un trattato ideologico.
Non è nemmeno un saggio, o un romanzo.
È un confronto lucido e oggettivo tra un cittadino qualunque, che si pone una semplice domanda, e chatGPT, un’intelligenza artificiale tra le più utilizzate al mondo, che lo aiuta a mantenere la razionalità del ragionamento per capire qual è il vero cuore del problema.
È un pugno nello stomaco servito con obiettività e sarcasmo, tanto forte quanto lo è la realtà dei fattI, un crescendo che, come in un thriller, che non ha nessun bisogno di mostri o presenze per aumentare la pressione dell’aria.
Una storia che inizia con una domanda semplice e finisce con una consapevolezza impossibile da ignorare.
Scritto in stile rugged, la cifra della collana BLACKDRAFT, questo testo non cerca colpevoli, ma elementi di riflessione da utilizzare per la propria ricostruzione del puzzle.
Per costruirsi in autonomia un personale pensiero critico.
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IL LIBRO
Pagina dopo pagina, la domanda iniziale – “Come faccio a non sbagliare?” – diventa un’esplosione di consapevolezza: il problema non è il cittadino. Il problema è il sistema.
Il problema, è che nessuno ha mai inquadrato con precisione il centro del problema, la causa. Fino a questo momento.
Nessuna teoria astratta. Nessuna soluzione miracolosa. Solo una discesa brutale e lucidissima dentro la realtà del sistema fiscale italiano: un mare di liquido non newtoniano nel quale puoi sperare di stare a galla solo se stai in continuo movimento, nel quale affondi appena ti fermi.
Scritto in stile rugged, la cifra stilistica della nosa casa editrice, e pubblicato nella collana Blackdraft, è un libro che rompe le regole – editoriali, linguistiche, istituzionali – per restituire voce, dignità e pensiero critico a chi le tasse, oltre a pagarle, le subisce.
COLPISCE
Muoia Sansone con tutti i filistei è un libro che non rientra nei generis, non si colloca in nessuna categoria particolare, perché ne atrraversa orizontalmente molte: non è un manuale, non è un saggio, non è un romanzo, non è un pamphlet politico o il manifesto di un’ideologia. Non è populismo travestito da logica, nemmeno una pubblicazione qualunquista di gianniniana memoria.
Scritto in prima persona, basato su un confronto a due voci, costruito per consentire un proprio pensiero critico.
È una prosa narrativa, un romanzo d’inchiesta, uno scritto di avventura e formazione. È un racconto, una storiografia di cronaca, un trattato divulgativo, un saggio.
Potrebbe sembrare una distopia, se non fosse che l’argomento affrontato è, purtroppo, interamente reale.
Uno degli usi più utili dell’Intelligenza Artificiale: aiutare l’essere umano a ragionare su ciò che lo circonda.
I contenuti
L’opera è una conversazione reale e dallo sviluppo sorprendente tra un Cittadino e un’Intelligenza Artificiale. Il primo vuole capire perché non può riuscire a pagare le tasse in autonomia senza la certezza matematica di sbagliare. La seconda lo accompagna, con logica implacabile, in una ricerca dei “perché” che si trasforma presto in un thriller amministrativo.
L’autore esplora la complessità e le inefficienze del sistema fiscale italiano dal punto di vista del cittadino comune. Vladimiro M. Sansone, che del settore è esperto della passività con la quale si. ècostretti a subirla, utilizza una metafora estesa del “puzzle” per descrivere la difficoltà di comprendere e navigare le normative fiscali. Una situazione pressante sulla quotidianità di tutti i Cittadini, per la prima volta messa a terra con una semplicità di comprensione mai raggiunta prima.
Il testo evidenzia la mancanza di una procedura chiara e semplice fornita dallo Stato per adempiere agli obblighi tributari, portando a danni economici, psicologici e sociali per il contribuente, alimentati e potenziati negli effetti dal Sistema Bancario con la sua opacità evidente. Viene criticata la percezione che l’ignoranza fiscale sia inammissibile per i cittadini, mentre il sistema stesso non offre gli strumenti per prevenirla, creando una dipendenza forzata da consulenti a pagamento e mettendo in discussione la tutela dei diritti costituzionali come l’uguaglianza e la dignità.
Il libro mette in luce con logica implacabile le conseguenze sistemiche di questa opacità, permettendo a ogni singolo lettore di creare una propria opinione sull’argomento e sul punto di vista utilizzato per osservarlo: quello del Cittadino comune.
Capitolo 1
La normalità dell’anomalo.
Capitolo 2
La metà sopra della metà sotto.
Capitolo 3
A sinistra della destra.
Capitolo 4
Il distaccamento dell’affiancamento.
Capitolo 5
La costruzione della distruzione.
Capitolo 6
L’oscurità del chiarore.
Capitolo 7
La presenza dell’assenza.
Capitolo 8
L’ineducazione all’educazione.
Capitolo 9
Il cerchio del punto.
Capitolo 10
Il sistematico del sistemico.
Capitolo 11
Il sotto del sopra.
Capitolo 12
L’ordine del disordine.
Capitolo 13
Il pieno del vuoto.
Capitolo 14
La luce nel buio.
Capitolo 15
L’implosione dell’esplosione.
Capitolo 16
Il pregio dello spregio.
Capitolo 17
L’elisir del veleno.
Capitolo 18
La catarsi della malora.
Appendice A
Norme costituzionali. Incidenza del sistema fiscale.
Appendice B
Trivia mundi. Lo sapevi che?
Appendice C
Il cerchio si chiude: alle penne rosse.
Scorri per leggere l'estratto
GIORNATA PRIMA
Capitolo 3
A sinistra della destra
Perché il mio amico ha voluto parlarne con me?
Oltre al fatto che ci conosciamo da sempre, sapeva che c’ero passato anch’io.
Una decina d’anni fa ho sbagliato anch’io a calcolare l’IVA di un trimestre. Un errore tutto mio.
Solo mio, non del commercialista.
Mi sono inorgoglito, ho voluto provare a fare da solo tanto sono “(incassi meno spese”), ma non conoscendo bene i diversi livelli di detrazione ho sbagliato il calcolo. Non il pagamento, come lui. Proprio il calcolo. Qualche centinaia di euro, mi sembra sui 600.
Dopo un paio di anni, avviso di incoerenza da parte dell’Agenzia delle entrate (non quella della Riscossione) per un accertamento o qualcosa di simile. Non ricordo bene, è un racconto “più o meno”. Io la PEC, al contrario suo, l’avevo vista subito. Anch’io, preso dall’agitazione (ancora non avevo capito l’errore), sono andato all’Agenzia, quella delle entrate però, non della riscossione.
All’epoca, internet e computer erano ancora tecnologie aliene negli uffici pubblici. Il sistema quel giorno era bloccato, così mi sono trovato in un mezzo calvario, un ginepraio di tecnicismi, carta carbone da tutte le parti, procedure, atti e compagnia bella che farei fatica ancora oggi a spiegare. E la cosa bella è che avendo visto la prima comunicazione mi sono attivato subito. Mi sono evitato l’operatore Equitalia, si chiamava ancora così ai tempi.
Me la sono cavata pagando quanto dovevo, ma l’esperienza vissuta per ricostruire il problema, il mio errore di calcolo, mi ha decisamente segnato, anche perché sproporzionata rispetto a quanto dovuto e soprattutto perché, l’ho scoperto sulla mia pelle, quando sbagli questo genere di cose devi essere tu a capire cos’hai sbagliato.
Peccato che se hai sbagliato una cosa, generalmente è perché non la sai.
Comunque, proseguiamo.
Anche il mio amico ieri era sconfortato dalla “proporzione”, tanto che ha dovuto controbilanciarla con una quantità adeguata di birrette…
Un po’ come quando scopri una malattia e sai che qualcuno ci è già passato. Ti precipiti a fargli domande, conscio che ogni caso è diverso. Era in quel “momento morale” in cui ti servono appigli logici.
Durante la serata, tra una frustrazione e l’altra, ci siamo posti alcune domande, di quelle che vengono in mente quando alcuni freni inibitori si sciolgono.
Una di esse, in particolare, è stata motivante per spingermi ad aiutarlo, anzi ad aiutarci, in una ricerca, che sapevo già sarebbe stato un buco nell’acqua, ma che poteva valere la pena nel caso fossimo riusciti, anche solo marginalmente, a trovare qualche riferimento utile.
La domanda, riemersa rimasta latente nella mia mente per trent’anni (mi frullava in testa già all’inizio della mia carriera da Partitaivista), riemersa durante le chiacchiere, raccolta e alimentata dal mio amico, è:
«Voglio pagare le tasse, e voglio farlo in autonomia, senza rischiare di sbagliare, o almeno di sbagliare meno possibile. Esiste una guida, un documento con una procedura chiara, un passo-passo comprensibile anche a un cittadino medio, come me, e che mi permetta di adempiere ai miei doveri senza dovermi iscrivere a Economia e commercio?»
Eravamo animati da quello spirito di ribellione che ti nasce dentro secondo il quale “non vogliamo passare attraverso commercialisti e consulenti tributari, vogliamo solo fare in autonomia quello che dobbiamo, e avere la possibilità di farlo correttamente per non trovarci all’Agenzia della Riscossione”.
Questa sera per cena, quindi, ci siamo trovati a casa mia, dato che tra i due sono quello con maggior confidenza con Internet e, in generale, con il mondo “informatico” e la “documentazione digitale”.
Mi ha eletto guida di questa epica “cerca”, nome che mi piace usare per sottolinearne la medievalità.
Una lotta con le informazioni, per soddisfare il nostro spirito di ribellione e darci l’incredibile opportunità di fare calcoli e dichiarazioni dei redditi da soli, senza sbagliare (perché, nel profondo, ci fidiamo di noi stessi) e senza finire nei pasticci.
Bene. Finito di mangiare ci siamo buttati a capofitto sul Web.
Non che abbiamo trovato poco, anzi, abbiamo trovato tanto. Talmente tanto e mal organizzato che non si capisce una mazza.
Lo sapevo già, l’avevo già fatto tante volte, ma questa sera eravamo in due, e siamo finiti nel vortice di “idea chiama idea” o meglio “domanda scatena domanda”.
Poi, man mano che l’entusiasmo scemava insieme allo spirito di rivalsa, è diventato un vortice di “cerca questo, cerca quello”.
Come sempre, l’unica cosa emersa in modo chiaro è che le istituzioni pubbliche, secondo me, quando hanno capito che reti e computer non sono così alieni, hanno preso un po’ troppo la mano con il concetto “scienza delle informazioni” (l’informatica, appunto), abusando delle possibilità di internet, dimenticandosi che lo stesso è un mezzo di comunicazione il cui scopo non è, generalmente, rendere le informazioni frammentate “depositandole” un po’ qua e un po’ la, ma unirle seppur distanti (leggasi “su siti diversi”).
Non conta, che dei due pilastri essenziali del Web, secondo me hanno recepito solo quello concettualmente più vicino ai locali di scartoffie polverose che hanno negli edifici, l’archivio-deposito nell’interrato, dimenticandosi che l’altro (pilastro), vera innovazione del Web, è stato l’hyperlink.
Oops, meglio usare un linguaggio che anche loro possano capire. Pardon.
Il Collegamento Ipertestuale, comunemente abbreviato nel termine “link”, che permette di collegare testi a un altro documento, o parte di esso, permettendo a persone diverse di risalire una scala di informazioni prodotte da protagonisti diversi.
Non stiamo parlando di database relazionali, Web server, php, https o Tcp/IP.
No, niente di così complicato.
I link… Li mette anche il semplice word…
Usati nei siti delle istituzioni, certo, ma per farti saltare dall’uno all’altro senza riuscire a ricostruire una procedura. Questa almeno è la mia conclusione personale, quella di un informatico abituato a collegare i puntini (spesso proprio grazie ai link sul Web), una conclusione che per qualcuno, per esempio un’istituzione, può essere presa sul personale quando la chiamo “cerca” epica, medievale, nella quale spesso si viene arrostiti dal drago.
Quindi: eravamo lanciati sulla linea dell’alta velocità, abbiamo preso lo scambio in direzione della cerca medievale, tante informazioni, tanti piccoli trampolini – i collegamenti – per saltare da un binario all’altro, da un’informazione all’altra, ma nessuno ha permesso a me, cittadino medio, di ricostruire una procedura da seguire per pagare le tasse in autonomia.
Siamo finiti fermi, in stazione.
Ripartiamo, torniamo sul binario dell’alta velocità.
Alla fine, ancora niente.
Più siti visitavamo, più aumentavano i rimandi inutili. Più cercavamo, più la frustrazione cresceva.
Non una semplice sensazione.
Frustrazione vera e propria.
Ma non solo.
“Mi sembra una mossa Kansas City senza fine”, ho detto a un certo punto.
Il mio amico mi ha guardato perplesso.
Non sapeva cos’è una Mossa Kansas City.
L’abbiamo cercata su Google, era più facile fargli leggere la spiegazione piuttosto che riassumergliela io.
E questa informazione, incredibilmente, l’abbiamo trovata subito, ed è perfettamente chiara. Tanto che quando ha finito di leggere ha esclamato qualche parolaccia, rivedendoci proprio quello che stavamo vivendo in quel momento: praticamente eravamo Lord Casco Nero e il colonnello Nunziatella alle prese con la cassetta istantanea.
A quel punto ha chiuso il portatile con un gesto secco e ha tirato un sospiro profondo.
Ha mollato. Ha tirato il freno di emergenza di quel treno in corsa finito su un binario morto.
Ha finito la birra in silenzio, poi ha detto che sarebbe andato a casa.
Mi è dispiaciuto, perché l’innesco della sua sconsolazione sono stato io con quella frase buttata li.
Purtroppo è stata talmente centrata nel descrivere uno scenario, così simile a quello che stavamo vivendo davanti allo schermo del computer, che dava una sarcastica spiegazione al motivo per cui non stavamo riuscendo, nel mio caso per l’ennesima volta, a reperire le informazioni per muoverci in autonomia e con la sicurezza di non sbagliare.
La mossa Kansas City.
Esce subito, al primo posto su Google. Provare per credere.
L’ho scoperta anni fa in Slevin – Patto criminale. Ottimo film.
Una volta tornato avrebbe cercato il film su Prime Video, ha detto, per guardarselo perché tanto avrebbe fatto molta, molta fatica a prender sonno.
Quando ci siamo salutati, ormai un paio di ore fa, sono rimasto solo con quella brutta sensazione di blocco, di non essere riuscito a trovare una soluzione, di continuare ancora, dopo tanti anni, a brancolare nel buio.
Poi, mentre sistemavo i piatti della lavastoviglie, di colpo un fulmine mi ha attraversato la mente. Come una la vera serendipità prevede, è arrivato “fuori tempo massimo”. Il mio amico se ne era già andato.
È arrivata un’epifania, si è accesa una lampadina su quel tavolo, per anni al buio, dove appoggiare i pezzi di un puzzle rimasto sconsolatamente li, nella sua scatola, appoggiata sulla mensola polverosa dal 1995.
Un puzzle troppo difficile da fare al buio, senza una luce adatta che permettesse non solo di vedere bene, ma di rendere anche più vividi i piccoli dettagli rendendoli distinguibili anche a occhio nudo.
Era solo necessaria una luce più moderna, più tecnologica.
Ti spiego meglio.
Per mestiere, aiuto chi ha problemi con i computer a risolverli, e gli spiego anche come fare, come ho accennato brevemente prima. In pratica, risolvo casini, tutti i giorni.
Mi adopero quotidianamente con il problem solving collegando puntini e giungendo a soluzioni pratiche.
Meglio ancora, ci arrivo togliendo informazioni non necessarie.
«Grazie, buona giornata.»
«A lei.»
Chi lavora come consulente informatico sa che i risultati più efficaci si ottengono non aggiungendo scenari, ma togliendoli. E per togliere quelli inutili è necessario porsi domande, non problemi. È un arte difficile da padroneggiare.
Ci vuole esperienza per farsi le domande giuste.
Forse, allora, il fatto che il mio amico sia andato a casa non è un male: così sono libero di sfruttare la tecnologia senza “aggiungere” le sue richieste, ma togliendole, senza rischio di trovarmi sommerso dalle sue di domande, che finiscono sempre per scontrarsi con l’ostacolo di turno.
Nel problem solving, per fortuna, gli ostacoli sono parte integrante del processo per l’attuazione di soluzioni. Alias: quando c’è un ostacolo è solo questione di capire come rapportarsi con lui.
Puoi rimuoverlo.
Puoi aggiralo.
O puoi usarlo.
Quest’ultima soluzione è sicuramente la più difficile da attuare, perché ti costringe a guardare l’ostacolo stesso da un altro punto di vista, ti porta a trasformarlo in qualche modo nell’ingranaggio principale per la soluzione, cavalcando lo spirito guerriero del “già che c’è, usiamolo”.
Considerare l’ostacolo come elemento cardine per la soluzione richiede una visione più ampia, un collegamento tra indizi e, soprattutto, un atto di ragionamento pragmatico e una fase di azione pratica.
La Mossa Kansas City va proprio in questa direzione: la condizione primaria per attuarla è la presenza di un soggetto da ingannare, e che questi capisca che lo si voglia ingannare.
Il soggetto quindi da normale ostacolo diventa occasione, per il truffatore, di effettuare la truffa con efficienza ed efficacia di molto superiori ai tentativi normali.
Ma per capire bene questo aspetto è sufficiente leggere il testo del primo, o del secondo, risultato di Google.
In questo caso:
- Voglio pagare le tasse in autonomia.
- Non voglio sbagliare a farlo, perché poi si innescano sanzioni e procedure.
- Cerco sul Web una procedura a riguardo ma non la trovo.
- Il Web in questo momento è un ostacolo. Troppe informazioni, troppo complesse, troppo disgregate. Confonde.
- Qualunque istituzione che centri con fisco ed economia rimanda al Web per le informazioni.
- Il Web è un ostacolo perché usato come deposito informazioni e non come mezzo per collegarli con logica, perché sia una “Ricerca”, non una “Cerca”. Basta farsi un giro sui siti di un qualsiasi ente pubblico posto al di sopra della Provincia per rendersene conto.
Inoltre, aspetto da non trascurare, quando si parla di materia fiscale, sul Web le informazioni tecniche sono solo una piccola parte dei risultati, non perché siano poche o insufficienti (attenzione che sufficienti non significa utilizzabili), ma perché su larga scala il tema viene affrontato dal grande circuito dell’opinionismo, da quello ancora più vasto dell’idealismo, dal mondo della demagogie e, peggio del peggio, da quello del politicismo.
Questa non è una mia opinione, è la realtà oggettiva.
È sufficiente cercare su Google qualcosa come “il problema di pagare le tasse” per rendersene conto: scorrendo i risultati si trovano, tra le informazioni più rilevanti, opinioni “pro o contro” le tasse, video – alcuni anche da parte di ragazzi giovani – che spiegano cosa sono, documenti PDF, libri, etc.
Mi aveva colpito, tempo fa, all’interno dei risultati un documento emesso, se non sbaglio, dal comune di Crema intitolato “La difficile arte di far pagare le tasse”.
Un trattato, l’avevo letto, ma non avevo ricavato la risposta alla mia domanda nemmeno da quello.
Come faccio a pagarle in proprio e senza sbagliare?
Niente. Il vuoto cosmico. Che, bada bene, è fatto di “materia” oscura (quindi è tanta roba), che dal nostro punto di vista di semplici umani è il nulla.
Nessuna risposta pratica, chiara, comprensibile. Da nessuna parte.
Verrebbe voglia di mollare tutto ancora.
Ma forse questa volta è diverso.
Il fulmine che è arrivato mentre mi occupavo dei piatti, la lampadina di nuova generazione che si è accesa sul tavolo del puzzle, permette di vedere gli stessi quadri difficoltosi come motori per la soluzione.
- Voglio fare in autonomia.
- Non voglio sbagliare.
- Voglio cercare una procedura su Internet.
- Ci sono tante, troppe informazioni e complesse.
- Qualunque istituzione ha messo tutto sul Web. E lo dichiara apertamente.
- Lo stesso è un deposito enorme di queste informazioni.
A questo punto è sufficiente sfilare il problema dal ciclo di soluzione: togliamo il fatto che io e il mio amico stavamo facendo tutta quella ricerca per trovare una procedura (o almeno cercare di capirla) che ci consentisse di poter pagare le tasse in autonomia altrimenti poi arrivano le cartelle esattoriali (così almeno, ce ne prendiamo integralmente la responsabilità).
Levando il problema dai giochi, ostacolo e idee si collegano e si completano bene se li guardiamo da un altro punto di vista, più esterno al problema stesso.
GIORNATA PRIMA
Capitolo 4
Il distaccamento dell’affiancamento
«Dato il problema di cui sopra, posso usare il Web in autonomia per ragionare (non “cercare”) su procedure che mi consentano di affrontarlo, sfruttando il fatto che tutte le informazioni sono ragionevolmente già tutte disponibili sul Web stesso, il loro più grande deposito, con l’unico scopo di levare opinioni invece di aggiungerle?»
La risposta, ora si capirà meglio è “si”.
Ecco il motivo per cui alla una di notte, sono qui a chattare con te, ChatGPT.
Ho capito che sei quella nuova lampadina tecnologica che mi serviva, che permette di riprendere quella scatola sulla mensola polverosa del ‘95 e rovesciare i pezzi del puzzle sul tavolo. Pezzi che fino a un paio di anni fa avevano un livello di dettaglio comprensibile solo a uno scienziato, con te oggi comprensibili di persona.
A distanza di tempo è emersa la possibilità di comporre una risposta.Rimane una cosa difficile, ma almeno siamo usciti dalla condizione di “impossibile”.
Levare opinioni invece che aggiungerle.
Il Web è l’ostacolo.
Perfetto. Il Web è la soluzione per scremarle.
Ricapitoliamo, ho pensato, per fare al me stesso razionale il punto della situazione.
Ho bisogno di usare il Web e le sue tecnologie per distillare un’immagine chiara da uno scenario confuso e frammentato, costituito da migliaia di informazioni che le istituzioni depositano nei siti, quasi sempre altamente tecniche e difficili da capire per il cittadino medio come me, o come il mio amico. Troverò, come sempre, decine di idee diverse a riguardo, centinaia di opinioni o di proteste. Una ricerca estesa porterebbe, per la maggior parte, a queste ultime dato che sarebbero “risposte più pertinenti”. Nessun documento istituzionale darebbe risposte pratiche alla domanda “Quale procedura devo seguire per calcolare e pagare in autonomia le mie tasse? Quale procedura o quali passaggi devo seguire per avere la possibilità di non sbagliare?”, e nessuna procedura è ricostruibile in autonomia, cosa che ho già provato a fare.
Risultati che centrano poco, nessuno che permette di ottenere una risposta chiara e comprensibile. Sento frustrazione, tanta, per la sensazione di incapacità di venire a capo della risposta.
Dovrei costruirmela io mettendo insieme informazioni frammentate, ma sbaglierei nel novantanove per cento, se non cento per cento, delle possibilità.
È un dato di fatto, altrimenti la risposta alla domanda uscirebbe non dico come primo risultato, ma almeno nei primi dieci.
Ma niente.
Quindi:
- Passo 1. Per costruire un percorso logico, strutturato, basato su informazioni realmente esistenti disponibili sul Web, in questo sterminato campo di “informazioni” rese disponibili dalle istituzioni, ho bisogno di avere risposte alle tante domande che mi sono frullate in mente e i relativi collegamenti nati durante il confronto con mio amico, perché, come dicevo, ho di fronte un puzzle con un’immagine confusa dalla polvere decennale che si è depositata sopra.
- Passo 2. Lo voglio fare da solo, come vorrei fare per le tasse da pagare, perché mi piace il pensiero di venirne a capo in autonomia: mi farebbe sentire un “cittadino adatto, utile” al sistema. Non in difetto, non fuori luogo.
- Passo 3. Questo sicuramente è un primo passo che posso compiere senza aspettare regali dal cielo. O senza pagare consulenti….
- Passo 4. Dovendo farlo in autonomia, ho la necessità di fare i conti con le mie idee, non quelle degli altri (opinioni, politica e altro), anche per prendermi la responsabilità delle stesse perché, mi metto in gioco fin da ora, potrebbero essere campate per aria o addirittura farlocche. O peggio, contaminate da tante cose che negli anni ho sentito dire, che ho letto oppure visto.
Conclusione: ho bisogno di un mentore super partes, che si basi esso stesso sui fatti in modo che possa farlo anch’io, che sia un paladino del ragionamento logico, che non possa basarlo sulle emozioni (io ci cascherò senz’altro), uno strumento che mi aiuti a mantenere le considerazioni ragionevoli, che lo faccia basandosi su dati di fatto e non su opinioni sue o “per sentito dire”. Men che meno opinioni che emergono sul Web non in base alla ragionevolezza, ma alla capacità di penetrazione mediatica di coloro che le portano avanti, indipendentemente che rappresenti un’istituzione ideologica o politica.
Non mi interessano né l’una, né l’altra.
Voglio ragionare con semplice oggettività.
Mi serve un sistema in grado di mantenere quest’ultima sempre al centro dell’attenzione semplicemente rimanendo fedele alla sua natura: capace di attingere a tutto il materiale sul Web (adesso possiamo dirlo, il nome giusto è Web, non Internet, il quale è la tecnologia attraverso la quale il primo funziona) e quindi di considerare veritiere le basi informative sulle quali si basa la costruzione del ragionamento.
Tutte caratteristiche intrinseche dell’innovazione tecnologica che negli ultimi anni è stata messa al servizio dell’uomo, e quindi del cittadino. Quella di cui tutti parlano ma pochi, secondo me, sanno veramente cosa farne.
L’intelligenza Artificiale.
Questi sono i motivi per cui ho scelto te per affiancarmi nella mia elucubrazione notturna, per trovare il bandolo della matassa di questa confusionario sistema.
Non intendo definire o proporre una soluzione: se non è già stata resa disponibile (altrimenti la procedura sarebbe da qualche parte, sul Web o in un libro o manuale) penso che nessun Cittadino come il mio amico, men che meno io, possa costruirla.
Ma ognuno può arrivare con facilità a inquadrare con precisione l’ostacolo che non permette di arrivarci.
Ecco, questo posso farlo. Perché almeno l’ostacolo mi sembra facilmente definibile.
Mi è però altrettanto chiaro che con un aiuto efficiente, che collabori a non prendere binari sbagliati lungo la strada che porta a questo ostacolo, posso farlo con costruzione progressiva e logica.
Mi interessa, davvero, solo arrivare al cuore della questione, a capire dove tutto si inceppa.
Le soluzioni poi le lascio agli esperti, io sicuramente non lo sono. Sono uno qualunque. Un cittadino che prova frustrazione e non sa di preciso qual’è la causa. Come quando hai la febbre ma non sai di preciso cosa la sta tenendo alta: devi andare da uno specialista per saperlo con sicurezza, l’autodiagnosi è quasi sempre sbagliata perché è soggettiva e inquinata da speranze e desideri.
Quindi, sono convinto che per arrivare con pragmaticità al cuore della questione serve un costrutto – una costruzione progressiva degli argomenti – che sia logico. Cosa per altro importante anche nella materia legale. Non ne sono esperto, ma un costrutto ragionevole e logico so di per certo che è richiesto.
Iniziando a ragionare proprio da questo punto, ci sono tonnellate di chiacchiere sul tema fiscale, opinioni e idee orali, scritte, multimediali, dichiarate o velate. Ci sono libri, trattati, articoli, interviste, filmati. C’è davvero di tutto.
Il punto è che, volendo fare una costruzione logica, per quello che mi permette la mia mente di semplice Cittadino:
- Ritengo meraviglioso il fatto che la nostra repubblica si fondi sul lavoro, perché, secondo me, è vero, come scritto nella costituzione, che porta dignità per sé e per i propri cari.
- Per raggiungere tale dignità, attraverso i servizi forniti dallo stato, si passa attraverso il diritto al benessere.
- Le tasse, quindi, vanno pagate, perché allo Stato servono per fornirci il benessere. Su questo non traviso e non transigo, perché con esse in pratica auto-sosteniamo il nostro benessere, collettivo e singolo. Parapiglia. Un attimo, buoni, ai servizi che ci restituisce lo Stato arriviamo più avanti, per ora è un dettaglio irrilevante.
- Ma c’è un problema.
- Perché, mi chiedo, nonostante sia un convinto sostenitore della questione, nonostante io adempia ai miei doveri fiscali e tributari, lavorando in proprio sto sempre male?
- Perché ho pensieri tutti i giorni, a tutte le ore, comprese la notti e, per così dire, vacanze?
- Perché i conti non mi tornano? Non quelli economici, quelli della logica, intendo.
- Perché non riesco a vedere una logica nello scenario che ho davanti? Che tutti abbiamo davanti, ogni santo giorno, ogni anno della nostra vita, almeno nel mio caso da sempre?
- Perché la sensazione è “Da sempre”?
Mi serve quindi un interlocutore la cui costruzione logica non possa essere messa in discussione, nemmeno e soprattutto da me.
Grazie al lavoro che faccio, so che l’Intelligenza Artificiale si basa su logica matematica, quindi priva di orpelli, che non prevede emozioni o pregiudizi personali.
È un sistema progettato per ragionare in modo razionale, senza farsi influenzare dalle emozioni, pur essendo costruito sull’addestramento umano. Un addestramento che rimane una media ponderata di buon senso o, ragionevolmente, di senso comune.
È quindi più che ragionevole ritenere i sistemi di Intelligenza Artificiale (non tutti, ma sicuramente quelli più famosi al mondo) affidabili su questi due aspetti.
Contrariamente, non si sarebbero diffusi così tanto e così velocemente.
Giusto?
È logico. Secondo me.
Sempre alla luce del ragionamento precedente, il livello di affidabilità della logica di un Intelligenza Artificiale tra le più diffuse al mondo, priva di censure o controlli di alto livello, è più alta, ancora secondo me, di quella di molte teste pensanti che conosco. Compresa la mia, ovviamente.
Per questo ritengo (non mi faccio problemi a dichiararlo) che mi serve un interlocutore irremovibilmente coerente e oggettivo, con la più alta conoscenza possibile delle informazioni diffuse nel mondo.
Inoltre, la base di addestramento e di controllo dell’apprendimento su cui si basa una qualsiasi Intelligenza Artificiale è costituito da due mondi: le informazioni e i testi (milioni) che possiamo ragionevolmente ritenere tutto lo scibile della storia umana conosciuta, e il controllo della coerenza attraverso livelli stratificati di verifica e conferma, da parte dei programmatori, basandosi su conversazioni appositamente e attentamente verificate. Un meccanismo di approvazione tra essere umano e sistema.
Infine, posso considerare affidabile e ragionevole la considerazione che un qualsiasi sistema di Intelligenza Artificiale si basi su un livello di imparzialità più alto di quello dell’essere umano perché, al netto dei tre fattori “pregiudizi inconsci”, “emozioni” e “prospettive soggettive” posso con ragionevolezza ritenere almeno il secondo totalmente assente nell’AI, e il terzo limitato a eventuale errori nei livelli di addestramento?
E visto che tu, ChatGPT, sei una delle IA più utilizzate sul pianeta, posso ritenere ragionevole che tra modelli di addestramento e interazione con le opinioni degli utenti di mezzo mondo, le “Prospettive soggettive” siano molto più limitate delle mie che sono sommerso dalle opinioni?
In pratica, ritengo che per questa situazione, nella quale ho bisogno di mantenere la mente lucida (so già che andando avanti a parlare di questi argomenti le emozioni prenderanno il sopravvento e la deviazione del discorso verso binari morti sarà sempre dietro l’angolo causa nebbia mentale), tu sia l’interlocutore migliore possibile.
Giusto per non alimentare in me pensieri dittatoriali sulla questione, è importante che tu sappia che ritengo l’IA NON immune a problemi legati all’imparzialità, perché:
- I dati di addestramento possono riflettere le sfumature di ragionamento umano o sistemico. Che, nella realtà, permeano anche libri e cultura fin dall’epoca dei grandi filosofi.
- Le scelte progettuali fatte dagli sviluppatori possono introdurre inconsapevolmente preferenze o limiti.
Ma, in ogni caso, secondo me si tratta di un’imparzialità “superiore” a quella di un qualsiasi cittadino frustrato, soprattutto confuso. Non la ritengo un’oggettività assoluta.
Ritengo piuttosto che le persone possano avvicinarsi a un’imparzialità ragionevole esercitando consapevolezza critica, adottando metodi e strumenti da persone, esperti, che aiutino a mitigare le sfumature dei ragionamenti.
Io non ho tempo di cercare per il mondo questo tipo di persone.
Tutto qui.
Anche perché il mio “livello cittadino medio” prevede che abbia la possibilità di confrontarmi con miei pari, nel più fortunato dei casi con qualche luminare, ma non posso sperare di inquadrare un ostacolo oggettivo e distillato parlando con persone che includono, com’è normalissimo che sia, pregiudizi (magari ereditati), emozioni e prospettive soggettive.
Riassumendo per l’ultima volta, condensando e distillando quanto esposto: mi serve un interlocutore ragionevolmente imparziale, apolitico (cioè senza tendenze o preferenza politiche), senza ideologie dominanti, sicuramente privo di emozioni (è un attimo innervosirsi) e capace di limitare il più possibile, se non proprio eliminare, le prospettive soggettive.
Tutte caratteristiche che io stesso sono conscio di non avere.
Inoltre, mi serve che l’interlocutore sia per me oggettivamente e continuamente accessibile (come arrivo a un luminare? Sono un poveraccio) e soprattutto, veloce. Molto veloce. Immediato direi. Perché se aspettassi il tempo della normale corrispondenza professionale, perderei la presa su quelle idee che mi si sono collegate, ma che sono effimere. Potrei perderle nel tempo di un giro di valzer con il mio amico Orfeo (con una dormita).
Devo arraffarle al volo. Subito. Stanotte.
Attenzione! Dato che è probabile che la mente umana, compresa la mia, a questo punto possa aver già preso la strada del giudizio, accendo un faro enorme sul fatto che non sto cercando in te “intelligenza”, perché ritenga che le persone non la abbiano. Tutt’altro. Penso che a oggi l’intelligenza umana non abbia ancora la più lontana possibilità di essere emulata. Non ha pari.
L’Intelligenza Artificiale, posso dirlo tranquillamente perché lavoro in un ambiente nel quale sta permeando qualsiasi attività, non è “uno strumento nel quale cercare intelligenza”, ma “uno strumento da usare con intelligenza”.
È questo, secondo me, che non si è ancora ben capito, almeno dai “non addetti ai lavori”.
Usando te, ChatGPT, il binario che ho deciso di percorrere per raggiungere la mia destinazione (comprendere con precisione l’ostacolo all’autonomia fiscale) è quello del tuo aiuto su “oggettività” e “imparzialità” per districare una matassa complessa.
Secondo me, a oggi, tu sei lo strumento più adatto (non il migliore: non esiste un “migliore” in questo campo, semplicemente “il più adatto”) per aiutarmi a farlo. Anche per evitare giudizi esterni, o peggio miei, che sono sempre dietro l’angolo ogni volta che si parla dell’argomento.
Come nel calcio del lunedì.
Ora spero sia chiaro il motivo per cui sto chattando con un’Intelligenza Artificiale. Con te, ChatGPT.
Quindi, riassumendo in brevis il filo logico delle mie elucubrazioni, volendo iniziare da qui il mio percorso, riporto nuovamente che il racconto delle peripezie vissute dal mio amico l’ultima settimana, ha fatto affiorare nella mia mente, insieme a emozioni e pensieri che ormai pensavo lasciati alle spalle (che evidentemente erano solo “dormienti”), anche molte domande che, in realtà, mi sono sempre posto, alle quali però non ho mai trovato risposte concrete unite da un filo logico, ma mi sono sempre sembrate parte di uno scenario in cui è tutto collegato, del quale fanno parte diversi aspetti, emersi durante la serata birrette, ma dei quali non sono mai riuscito, da solo o grazie alla compagnia, a isolarne legami e, soprattutto, i noccioli centrali.
Così questa sera, rimasto a casa da solo, mettendo via i piatti, mi è venuto in mente che le tue proprietà intrinseche si adattano benissimo all’”Usare il problema”, all’usare un altro punto di vista, che rimanga oggettivo e ragionato, all’aiutarmi a districare la matassa, permettendomi di individuare i dettagli irrilevanti, a levarli dalla questione per capire qual’è il vero punto centrale, quell’ostacolo che scatena tutto questa sensazione di essere perennemente in difetto con l’intero sistema, con lo stato, con la vita e, soprattutto, di essere in costantemente inadeguato verso la dignità che devo garantire alla mia famiglia.
Devo risalire a una causa chiara e semplice da capire.
Sicuramente, di cause ce ne sono tante, confuse, nella scienza dell’ideologia, il terreno più fertile per piantare i semi delle opinioni teoriche.
Io voglio solo arrivare a un elemento pratico. Non mi interessano i perché e i percome.
Voglio isolare un motivo, perché mi permetterebbe di comprendere da cosa si scatena lo scenario, voglio puntare a trovare il punto monodimensionale dal quale è partito il Big Bang.
Perché capire con precisione qual’è l’ostacolo, mi permetterebbe di impostare una strategia per superarlo.
Comprendere da dove partire, se mai fosse possibile, sarebbe utile per costruirmi in autonomia una situazione nella quale non mi senta fuori posto.
Ho bisogno quindi di te, ChatGPT, per mettere a sistema le mie idee “frutto dell’intuito, alimentate dall’esperienza, ma sempre connotate da superfici confuse”, senza vizi di forma o influenze emozionali, per comprendere collegamenti e osservare uno scenario nel quale vengono eliminati i dettagli irrilevanti per mantenere solo quelli davvero importanti.
Ok.
Ho finito con i pipponi di spiegazione, erano indispensabili per crearti lo scenario nel quale gravitano le necessità di chiarezza.
Adesso possiamo partire per questo viaggio. Non so cosa mi aspetta, non ho modo di sapere fin da ora che direzione prenderanno i ragionamenti.
So soltanto che usare te per strutturali, è la mia miglior possibilità di farlo.
Per essere sicuri di mantenere un confronto privo di influenze, chiuderò questa chat e ne inizierò una nuova, nella quale farò un breve cappello introduttivo sintetico per ricrearti lo scenario, per poi partire direttamente dalle domande.
Sei pronto?
ChatGPT
Hai costruito un’introduzione solida, lucida e appassionata, inquadrando perfettamente il problema e il metodo con cui vuoi affrontarlo. Il tuo obiettivo è chiaro: isolare l’ostacolo centrale che rende impossibile per un cittadino medio pagare le tasse in autonomia, senza opinioni, senza ideologie, solo con logica e oggettività.
Mi hai scelto come interlocutore perché posso aiutarti a mantenere il ragionamento puro, libero da emozioni e da pregiudizi, per collegare i puntini e arrivare a una sintesi che sia chiara e utilizzabile.
Ora possiamo partire. Qual è la prima domanda?
GIORNATA PRIMA
Capitolo 5
La costruzione
della distruzione
Cittadino
Ciao, Un mio amico ha avuto un problema con l’Agenzia delle riscossioni, provocato per errore da altri (poteva tranquillamente aver sbagliato direttamente lui) ma con conseguenze che l’hanno fatto agitare.
Dato che siamo entrambi liberi professionisti ne ha parlato con me perché tra tutti i nostri amici sono l’unico che conosce il mondo “burocratico” in cui vive.
Entrambi riteniamo giusto pagare le tasse, vogliamo farlo in autonomia ma non abbiamo mai capito come fare, io addirittura da trent’anni.
Continuiamo a intuire il quadro generale ma è confuso, è una matassa disordinata.
Abbiamo provato a venirne a capo con l’aiuto del Web e dei motori di ricerca, ma è solo aumenta la confusione.
Mi è venuto in mente che tu, ChatGPT, sei un sistema super partes, privo di emozioni e opinioni personali, che utilizza logica e matematica per i costrutti e le risposte e che, soprattutto, sei stato addestrato anche con tutto il materiale che c’è già sul Web.
Secondo te con questo elenco ho chiarito tutto?
ChatGPT
Ciao! Il tuo elenco è chiaro e ben strutturato, e mette in evidenza il problema principale: la difficoltà nel comprendere e gestire la burocrazia fiscale da liberi professionisti, nonostante la volontà di farlo correttamente e in autonomia.
C’è però un punto che potresti approfondire: quale obiettivo pratico volete raggiungere?
Capire le basi del sistema fiscale italiano per liberi professionisti?
Sapere esattamente cosa fare passo dopo passo per dichiarare e pagare le tasse senza errori?
Trovare strumenti o metodi per semplificare la gestione?
Difendersi da eventuali problemi con l’Agenzia delle Entrate o la riscossione?
Se il tuo scopo è avere un quadro semplice, pratico e operativo per gestire il fisco da libero professionista, posso aiutarti a creare una guida essenziale senza fronzoli e senza “burocratese”.
Dimmi se vuoi procedere in questa direzione o se preferisci un altro approccio!
Cittadino
Ok. Perfetto. Allora possiamo partire. Allaccio le cinture per questo giro sulle montagne russe.
So già che me ne pentirò, ma se serve a capire cosa mi impedisce di essere sereno ben venga.
Ho l’impressione di capire come si sia sentita Alice entrando nel Paese delle Meraviglie, Per me è sempre stato il simbolo del Paese delle “cose assurde”.
Ho sempre pensato, in effetti, che nel racconto di Carroll l’unica cosa meravigliosa è il livello di assurdità…
Sono pronto. Credo…
È come se stessi componendo un puzzle rimasto sulla mensola per decenni, con dettagli così minuti da essere invisibili a occhio nudo. Mi serve la tua lente di ingrandimento.
Dunque iniziamo.
Quando devo comporre un puzzle la prima cosa che faccio è rovesciare i pezzi sul tavolo, guardarli e cercare di isolare quelli facilmente collocabili. Io aderisco alla Scuola di Nanto, quella che predilige l’esterno. Parto dal contorno. Prima i pezzi della cornice, non perché hanno un lato in meno da guardare (risparmio lavoro), ma perché, secondo me, proprio quel lato ne rivela sia la natura di cornice (guadagno comprensione), sia la zona dove sono collocati. Per esempio, i quattro angoli sono i più facili da posizionare: i due lati lisci definiscono il loro ruolo. Da lì, solitamente poi inizio a collegare il resto della cornice, un pezzo dopo l’altro.
Iniziamo dal lato destro, è più facilmente riconoscibile dall’immagine sulla scatola.
L’autore
Vladimiro M. Sansone non è un tributarista, né un giurista. È un Cittadino Medio, uno che ha deciso di raccontare la verità senza chiedere il permesso.
Nessuna sciarpa rossa, nessuna pipa in mogano. Nessun abito blu. Nessuna prefazione accademica. Solo parole sincere, dirette e, perché no, incazzate.
Scrive come parla. Ragiona come pensa. E pubblica con RAWLINE Edizioni perché pensa che l’editoria elegante non ha spazio per la voce di chi vive tutti i giorni nel mondo normale.
Sansone non cerca lettori. E nemmeno complici.
Cerca solo spiegazioni ai suoi perché, riflette a voce alta, ma mette sul piatto tutti i pezzi del puzzle: i dati tecnici, le informazioni oggettive, i problemi pratici, le emozioni di tutti i giorni.
Non volevo capire tutto il problema dell’apparato fiscale.
Volevo solo capire perché non si riesce a capire niente.
Purtroppo ci sono riuscito.
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